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La lettera di Pina Cimmino a commento di questo articolo
Cari conterranei del basso-Cilento, dobbiamo prendere atto che per il governo regionale e centrale, noi siamo un “non-popolo”. Non abbiamo peso politico, non identità storica, non capacità civica, non cultura, non utilità economica, non valenza storica, non valore umano, non dignità che meritino attenzione socio-politica, né promozione e neanche il mantenimento dello status quo di quel minimo di tutela e di garanzia di vita civile, finora sudatamente raggiunto. La nostra storia scrive nuove avvilenti pagine depredatorie. Allo scippo del tribunale di Sala Consilina, al taglio dell’alta velocità della strada ferrata, alla colpevole incuria delle condizioni di viabilità – è richiesto pionieristico spirito carovaniero per raggiungere le aree più periferiche del nostro territorio, riportando alla memoria epici film western – ora si aggiunge una sorta di “pulizia etnica” eseguita in giacca e cravatta, perché gli autoctoni non avranno più diritto a dare ai figli i natali nel proprio territorio. Succedeva già 50 anni fa. Vi ricorda nulla il nome di don Giovanni Iantorno? Il Comitato di lotta per l’apertura dell’ospedale di Sapri, che di fatto è ospedale del golfo di Policastro e del suo interland? Le nascite avvenute su veicoli di fortuna mentre le partorienti cercavano disperatamente di raggiungere in tempo i punti nascita degli ospedali più vicini ? Macché!Qualche nascituro scostumato aveva la pretesa di nascere prima, senza avere la decenza di aspettare l’arrivo a destinazione, in mano ad improvvisati e tremebondi ostetrici.
Il nostro territorio, orograficamente equiparabile,per disagio di distanze e di rete viaria, alle isole, non merita per le donne, locali ed eventualmente villeggianti o in transito, una dignitosa e serena gestazione, né tantomeno un parto protetto in struttura deputata ad hoc, facilmente raggiungibile e con assistenza sanitaria e ostetrica.
A proposito, i notabili politici non dimenticassero di festeggiare la prossima “festa della donna”, sarebbe un’imperdonabile mancanza di bon ton! Non vi pare? Ah, un’altra cosa mi sfuggiva di suggerire: le tasse che paghiamo per garantire la sanità pubblica, non dimenticassero di utilizzarle per sostenere le convenzioni con strutture private. Sarebbe bello che la chiusura del punto nascite fosse controbilanciato dallo spuntare, come un fungo, di una bella clinica privata, vero?
Esprimo stima e solidale sostegno a tutte le donne e agli operatori sanitari dell’UO di ostetricia e ginecologia del nosocomio saprese che, in questi anni, al limite del sostenibile per cronica carenza di organico, hanno fatto nascere i nuovi cittadini del golfo di Policastro e dintorni, al P.O. Dell’ “Immacolata di Sapri, prestando competente assistenza professionale au neonati e alle loro mamme.
Ad maiora, eh!
